SICUREZZA SANITARIA PER LA RIPRESA ECONOMICA: PRIME PROPOSTE
Premesso che
- la pandemia da Covid-19 si è propagata in tutto il mondo determinando un grave pericolo per la salute delle persone; in Lombardia si contano il 10% dei deceduti in tutto il Mondo con sintomi di Corona Virus accertati;
- dopo la scoperta del primo caso si è registrata una progressione pandemica dell’infezione e in 54 giorni si sono contati 61.000 pazienti positivi, con oltre 11.000 morti ufficiali, cifra peraltro largamente sottostimata;
- Regione Lombardia è intervenuta tardivamente e in maniera scoordinata, una gestione ampiamente criticata dalla comunità scientifica internazionale, che ha portato il virus proprio nei luoghi maggiormente frequentati dai più fragili, discostandosi da gestioni più efficaci da Regioni limitrofe;
- la risposta sanitaria regionale si è concentrata sul trattamento dei casi “critici”, un tracciamento insufficiente dei pazienti positivi che non necessitavano di ricovero, la sottovalutazione di nuovi focolai – come è accaduto in provincia di Bergamo – oltre alla mancata difesa delle strutture ed aree più fragili (Rsa, periferie popolari, anziani soli, ecc.);
- si è sottovalutata la necessità di creare livelli di difesa adeguati (isolamento degli ambienti, dotazione dei kit di difesa per il personale sanitario o para-sanitario, visite dei parenti) in particolare per il personale sanitario e ciò ha reso gli stessi ospedali luoghi a rischio se non focolai essi stessi;
- il numero di tamponi diagnostici che Regione Lombardia era ed è in grado di processare si è mostrato assolutamente insufficiente e anche su questo è mancato un piano di espansione della capacità diagnostica, senza prevedere la partecipazione dei laboratori privati sia attraverso l’adesione volontaria o prevedendo l’attivazione di forme autoritative per la messa a disposizione dell’attività a fronte dell’emergenza sanitaria conclamata;
- il rapporto tra numero dei tamponi effettuati, casi di positività e numero dei decessi evidenzia un andamento anomalo rispetto ad altre realtà nazionali ed internazionali;
- l’opacità dei dati messi a disposizione e focalizzati solo sull’evidenza ospedaliera, ha di fatto trascurato il numero dei decessi di ospiti nelle case di riposo, di cittadini lasciati soli nelle proprie abitazioni e di operatori sanitari e che hanno contratto il virus in percentuali altissime nello svolgere il proprio lavoro;
Considerato inoltre che:
- La Lombardia, per garantire il suo ruolo di traino economico nazionale ed europeo, dovrà ripensare al suo sviluppo e coniugare in modo innovativo la sicurezza sanitaria dei cittadini, del territorio, del mondo del lavoro; le grandi Istituzioni Internazionali, dell’Unione Europea, il Governo hanno avviato iniziative per sostenere i consumi nella fase emergenziale e stanno attivando strumenti e mettendo a disposizione risorse per avviare la ripartenza;
Il Consiglio impegna la Giunta
A garantire immediatamente sicurezza sanitaria per la futura ripresa della produzione tramite:
– un Piano di sanità territoriale che garantisca procedure finalizzate al controllo ed alla gestione dei rischi da contagio
– un ambizioso nuovo Piano di Sviluppo economico che sappia sostenere il mondo produttivo lombardo, l’impresa e la tutela dei lavoratori;
Per garantire la sicurezza sanitaria:
- L’assistenza e la cura dei pazienti nel territorio ha rappresentato – assieme alle Rsa – il buco nero della gestione in Lombardia della pandemia, è urgente nominare un Commissario che organizzi e strutturi il piano territoriale di Diagnosi, Cura e assistenza domiciliare coordinando ATS, Medici di medicina generale, Pediatri di libera scelta, Unità speciale di continuità assistenziale e servizi sociali dei Comuni al fine di arrivare ad una completa sorveglianza sanitaria su tutta la regione che gestisca la presa in carico territoriale dei cittadini. Gli obiettivi commissario dedicato sono i seguenti:
1.1. Effettuare i tamponi rino-faringei su tutto il personale sanitario e assimilati a maggior rischio (personale di reparto, personale a diretto rapporto con i pazienti e tutto il personale di assistenza nelle RSA, operatori dei servizi di soccorso ed emergenza, compreso il personale ausiliario e i tecnici, medici medicina generale, pediatri libera scelta etc.); su tutti i casi di infezione respiratoria acuta, ricoverati nelle Rsa e altre strutture di lunga degenza, e su tutti i soggetti vulnerabili; garantire adeguata fornitura di Dispositivi di Protezione Individuale, oltre ad una corretta formazione sulla gestione dei rischi di infezioni da virus;
1.2. Incrementare esponenzialmente e tempestivamente la capacità di processare i tamponi rino-faringei, identificando ulteriori laboratori universitari e, se necessario, mettere in atto tutte le prerogative, anche autoritative, affiche anche i laboratori privati idonei lavorino sui test;
1.3. screening dei lavoratori, con test sierologici validati dall’Istituto Superiore di Sanità, partendo dalle categorie che svolgono servizi essenziali e testando, come obiettivo finale, tutta la popolazione lombarda, così da poter certificare lo status di “immunità da Covid-19” per coloro che hanno sviluppato gli anticorpi al virus;
1.4. Mettere in rete una piattaforma informatica di telemedicina e dotare i medici di famiglia di tutte le dotazioni strumentali per svolgere la loro preziosa attività di diagnosi;
1.5. Potenziare e rafforzare, anche con azioni straordinarie le Unità speciali per la continuità assistenziale (USCA), per una diffusione capillare delle cure, al fine di prevedere ogni 50 mila abitanti una USCA, come previsto dalla normativa nazionale;
1.6. Sostegno sanitario per la corretta evoluzione comportamentali indotte da stress per l’emergenza.
2. Piano regionale di sanificazione e riorganizzazione delle strutture;
2.1. avviare un piano di sanificazione di tutti gli edifici adibiti a RSA;
2.2. sanificazione di tutti nosocomi;
2.3. l’individuazione di strutture sanitarie da dedicare espressamente alla cura dei casi di CoviD-19;
3. Ripresa contestuale della erogazione delle attività sanitarie ordinarie;
4. Revisione organica della LR 23/2015 che ha dimostrato tutta la sua debolezza nella fallimentare gestione di questa emergenza sanitaria e ha ulteriormente portato il sistema sanitario lombardo ad indebolire la sua capacità di rispondere al bisogno di salute dei lombardi e prevedendo meccanismi di nomina dei dirigenti apicali del Sistema Sanitario che garantiscano indipendenza dalla Giunta Regionale.
5. Tempestivo avvio di indagini epidemiologiche per ricostruire su basi scientifiche l’andamento della pandemia, il suo impatto sulla popolazione e garantire una corretta e trasparente informazione.
Per garantire la ripartenza economica:
- Un nuovo Piano Regionale di Sviluppo. Per immaginare questo nuovo Piano occorrono:
1.1. una cabina di regia in ogni Provincia – che coinvolga Università, esperti nazionali ed internazionali, istituzionali locali, rappresentanze sociali e politiche – che valorizzi le necessità di ciascun territorio;
1.2. un confronto costante e leale con i piani nazionali ed europei, prevedendo specifiche misure proprio per i territori lombardi maggiormente colpiti dall’emergenza come Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi; e per i settori produttivi; attività e categorie di lavoratori.
2. Istituzione di un “Recovery Bond Regionale”: attivare una interlocuzione con il Governo per ottenere la possibilità di attivare “emissioni di titoli regionali” per costituire fondi da impiegare per finanziare le attività individuate dal Piano di ripartenza regionale;
2.1. prevedere la riduzione dei tributi regionali o in subordine la sospensione dei termini di pagamento nel periodo di chiusura dell’attività;
2.2. rivedere il ruolo e le funzioni di Finlombarda, da riconfigurare come pivot dei finanziamenti e garanzia per il Piano, per favorire le aggregazioni societarie anche tramite strumenti indiretti (fondi, confidi) per capitalizzare le piccole e medie imprese lombarde;
2.3. Coinvolgere le Camere di Commercio lombarde in azioni coordinate per sostenere le imprese e le azioni del Piano.
3. Riprogrammazione dei Fondi Europei per il finanziamento della ripartenza e dell’Economia della Transizione, con misure di sostegno straordinarie nei confronti di tutte le categorie economiche, della sostenibilità dei bilanci comunali e delle famiglie.
Milano, 16 aprile 2020

COVID-19: IL MIO INTERVENTO IN CONSIGLIO REGIONALE
Grazie Presidente. Questa emergenza si è abbattuta su tutti noi ma c’è una categoria sulla quale cui l’impatto è stato ancora più pesante ed è quella degli operatori sanitari. Infermieri, medici, Oss negli ospedali, personale delle case di riposo, dei centri e comunità assistenziali, medici di medicina generale, pediatri, farmacisti. La pressione lavorativa e psicologica a cui sono sottoposti è stata ed è pazzesca, non solo per i turni massacranti, ma per tutto quello che vedi durante quei turni; per le persone che ti sono morte davanti, per quelle che hanno bisogno di qualcosa che tu non sei in grado di dargli, per i colleghi che vedi ammalarsi e per il rischio di essere costantemente a contatto con il virus e quindi più esposti al contagio. Sono migliaia gli operatori contagiati, più di 4000 solo negli ospedali, facendone soprattutto nelle prime settimane un veicolo incredibile di contagio. A tutti loro non solo va la nostra riconoscenza, non solo dovrà andare una gratificazione economica, ma va subito il dovere di correggere gli errori commessi finora.
Perché non ci sarà una ripartenza delle attività umane senza una maggiore sicurezza sanitaria e non ci sarà una maggiore sicurezza sanitaria senza intervenire sulle mancanze che ci sono state. Non si tratta di dire che non eravamo pronti, quello è un fatto, ma che la gestione lombarda sia stata mancante è ormai un’opinione comune. Lo dicessero solo Scandella o Pizzul o i consiglieri di opposizione, va beh, ma la lettera dell’ordine dei medici in questo senso, solo per citarne una, è un atto d’accusa di una nitidezza estrema.
Le misure restrittive, quasi due mesi di quarantena, dovevano servire a prendere tempo e riorganizzarsi per fronteggiare la mancanza di dispositivi di protezione, la mancanza di personale, la mancanza di detergenti e di igiene sui luoghi di lavoro, la mancanza di tamponi e test su larga scala prima della ripartenza, la mancanza di ossigeno, di guanti, di saturimetri, la mancanza di unità per la cura domiciliare in collaborazione con i medici di medicina generale ed i pediatri. E a distanza di un mese e mezzo, queste mancanze continuano ad essere troppe.
Io vengo da una provincia, quella di Bergamo, e da un territorio, quello della Valle Seriana, nel quale le dimensioni della tragedia sono state inimmaginabili. Nel mese di marzo e in misura minore ancora oggi, le giornate sono state scandite dal suono delle ambulanze e dalla paura vera di ricevere una telefonata che ti dicesse che tuo padre, tuo madre, uno zio o un amico fossero deceduti senza poterli vedere un’ultima volta, oppure avessero bisogno di cure ma il 112 era troppo intasato per poter ricevere la chiamata, perché questo successo. E a Brescia, a Lodi, a Cremona si sono vissute tragedie simili.
L’unica cosa che mi interessa davvero, adesso, è che il 4 maggio, quando riapriranno alcune ulteriori attività, non si ripiombi nell’incubo che abbiamo vissuto. Non dipende solo dal caso, non raccontiamoci che da noi le cose succedono perché siamo tanti o per una questione di fortuna o sfortuna. Se il Veneto ha previsto i percorsi separati Covid e non negli ospedali prima di noi, è perché sono stati fortunati? Se l’Emilia ha attivato la cura domiciliare prima e più capillarmente di noi è perché sono stati fortunati? Il virus arriva dappertutto, ma se sei capace di tracciare, di isolare, di prevenire, di curare a casa prima che la situazione degeneri, le cose non esplodono come successo da noi e come non vogliamo succeda più. Voi siete lì per questo. Fatelo. Se se non siete in condizione di farlo, fatevi da parte. Perché questo è il vostro compito e la vostra responsabilità.
COVID-19: “UN COMMISSARIO PER LA SANITÀ TERRITORIALE LOMBARDA E UN RECOVERY BOND REGIONALE PER FINANZIARE RIPARTENZA”
Nella sola Lombardia ci sono stati il 10% dei morti per Covid-19 di tutto il resto del mondo. Parte da questa considerazione la risoluzione presentata dal PD e sottoscritta anche da +Europa/radicali depositata oggi in Consiglio regionale della Lombardia, alternativa a quella della maggioranza a guida Lega. Gli 11mila morti ufficiali, in questi due mesi di epidemia, sono peraltro “largamente sottostimati”, perché la Regione “si è concentrata sul trattamento dei casi ‘critici’, con un tracciamento insufficiente dei pazienti positivi che non necessitavano di ricovero, la sottovalutazione di nuovi focolai – come è accaduto in provincia di Bergamo – oltre alla mancata difesa delle strutture ed aree più fragili (Rsa, periferie popolari, anziani soli, ecc.)”. Non c’è stata la capacità di difendersi, soprattutto di difendere il personale sanitario e parasanitario, e “ciò ha reso gli stessi ospedali luoghi a rischio se non focolai essi stessi”.
La mancanza dei tamponi, l’incapacità di aumentarne il numero giornaliero, l’opacità dei dati e la debolezza, strutturale in Lombardia, della medicina territoriale hanno reso impossibile la lotta del virus sul territorio.
Fatte queste premesse, PD e +Europa fanno una serie di proposte di cambio di strategia e di adozione di strumenti: un Piano di sanità territoriale e un Piano di Sviluppo Economico.
Il primo passo è la nomina di un commissario “che organizzi e strutturi il piano territoriale di Diagnosi, Cura e assistenza domiciliare coordinando ATS, Medici di medicina generale, Pediatri di libera scelta, Unità speciale di continuità assistenziale e servizi sociali dei Comuni al fine di arrivare ad una completa sorveglianza sanitaria su tutta la regione che gestisca la presa in carico territoriale dei cittadini”.
Il piano, gestito dal commissario, dovrà prevedere:
- che si facciano i tamponi rino-faringei a tutti i sanitari esposti a maggior rischio, ad ospiti e personale delle RSA, a tutti i malati che presentino infezione respiratoria acuta, che tutte queste categorie siano dotate di dispositivi di protezione;
- che si incrementi esponenzialmente la capacità di fare tamponi, autorizzando nuovi laboratori e, se necessario, obbligando in via autoritativa i laboratori privati a processare i test;
- che si facciano test sierologici, validati dall’Istituto Superiore di Sanità, a tutti i lavoratori che svolgono servizi essenziali e poi a tutta la popolazione lombarda;
- che si aumentino le Unità speciali di continuità territoriale fino al numero previsto dalla normativa nazionale, che si mettano i medici di medicina generale in condizione di operare in sicurezza, con protezioni e telemedicina;
- che si sanifichino tutti gli ospedali e le RSA.
Per la ripresa economica, il Piano di sviluppo economico dovrà prevedere di chiedere al Governo la possibilità di istituire un “Recovery Bond lombardo” per trovare le risorse per finanziare la ripartenza dell’economia. Anche i Fondi europei andranno riprogrammati perché sostengano in modo straordinario le categorie economiche, i comuni e le famiglie per affrontare la crisi e uscirne prima e meglio possibile.
“Questo virus lo si cura in ospedale – spiega il capogruppo del Pd Fabio Pizzul – ma lo si può sconfiggere solo sul territorio, quel territorio che è diventata la Caporetto del sistema sanitario lombardo. La giunta regionale ha pensato di poter fare da sola, in polemica con il mondo, ma sotto i nostri occhi c’è il fallimento di un modello di sanità che ha puntato tutto sull’ospedalizzazione. Oggi è tempo di capire come ripartire, come far sì che le persone non si sentano abbandonate nelle loro case o sul posto di lavoro. Noi chiediamo che si nomini un commissario che si occupi della gestione della sanità territoriale lombarda, per portarci fuori dalla crisi sanitaria e mettere in sicurezza la popolazione e i luoghi di vita e di lavoro.”

Coronavirus: la situazione è davvero seria
Ciao,
se fino a qualche giorno fa potevano esserci dubbi, anche tra gli esperti, sull’impatto che il Coronavirus avrebbe avuto sulla nostra società, oggi nessuno può negare che la situazione sia molto seria.
In Lombardia – ed in particolare in provincia di Bergamo – siamo tra i primi a sperimentare gli effetti di questa emergenza, e nel giro di soli sette giorni siamo passati da 216 ricoveri ospedalieri a 1622, da 28 persone che necessitavano di terapia intensiva a 309. I messaggi che ci arrivano dai medici e dagli infermieri negli ospedali sono di grande preoccupazione: per l’affollamento di persone e il bisogno crescente di posti letto, per la carenza di dispositivi di protezione che è anche il veicolo per ulteriori contagi e, quindi, per la carenza di personale ospedaliero.
E’ necessario recuperare immediatamente camici e mascherine in quantità per mettere in condizione gli operatori di lavorare in sicurezza; è fondamentale che anche gli ospedali privati diano un contributo pieno, sia in termini di posti letto e personale che nel sopperire a quelle prestazioni che il sistema pubblico sta rinviando per occuparsi del virus; è indispensabile poi concretizzare nel più breve tempo possibile una campagna straordinaria di assunzioni di medici e infermieri per ampliare il numero di persone che sarà possibile accogliere nei nostri ospedali.
Quando è stata istituita la “zona rossa” nel Lodigiano, si pensava di poter isolare il virus dentro un recinto, e mantenerlo lì fino al suo esaurimento. Due settimane dopo, possiamo dirci che quell’auspicio non si è concretizzato. E che l’emergenza sanitaria si affronta oggi cercando di rallentare il più possibile la diffusione del contagio e diluire nel tempo il bisogno di ricoveri ospedalieri.
In questo senso, tocca ad ognuno di noi fare la propria parte. Dovremo abituarci a sopportare alcune restrizioni prolungate nel tempo, dovremo prestare la massima attenzione ai contatti con gli altri, limitare per quanto possibile le uscite e seguire scrupolosamente le indicazioni per limitare il contagio. Si tratta di un compito davvero importante, per il quale vi chiedo di sentirvi tutti coinvolti.
Se affrontare l’emergenza sanitaria è il primo passo, non si possono nascondere le ricadute economiche e sociali: la mancanza di momenti di socialità – lo sport, il cinema, la messa; la chiusura delle scuole e di buona parte dei servizi di assistenza dedicati; l’ondata di cancellazioni nel settore turistico e tutto l’indotto che ne deriva; le commesse che le nostre imprese stanno perdendo per via delle difficoltà di collegamento e delladiffidenza che si è creata nei confronti dell’Italia, e così via per un impatto che si può già considerare pesantissimo.
C’è la consapevolezza da parte di tutti che per rialzarci serviranno misure straordinarie. Verrà il momento per la “conta dei danni”, e se il Governo ha già messo in campo alcuni interventi, molti altri ne arriveranno nelle prossime settimane per le famiglie e per le imprese. Per quanto ci siano errori – anche a livello regionale – su cui sarà opportuno tornare, credo che questo sia il momento della più forte unità d’intenti, tra le forze politiche, tra le diverse istituzioni, tra tutti i cittadini. Abbiamo bisogno di riferimenti credibili e non di protagonismi infantili, di decisioni e non di litigi, di parole di verità e non di una comunicazione schizofrenica.
Insieme, ne sono convinto, ce la faremo. Intanto, un grosso in bocca al lupo a tutti noi.
A presto,
un sorriso
Jacopo

Sui disabili la Regione fa marcia indietro grazie alla nostra mozione. Rispetto per queste famiglie
“L’approvazione della nostra mozione in Consiglio regionale è importantissima per tante famiglie che si trovavano a dover fare i conti con il pesantissimo taglio della Giunta leghista. L’assemblea ha fatto la sua parte e ha sconfessato la linea dell’assessore Bolognini, ma soprattutto ha ribadito che le persone disabili e le loro famiglie meritano rispetto. Ora vigileremo che la giunta regionale dia loro le risposte che si attendono.”
Lo dichiara il consigliere regionale del Pd Jacopo Scandella dopo l’approvazione a voto segreto (36 sì e 32 no) della mozione del Pd che chiede di rivedere la delibera regionale n. 2720, approvata l’antivigilia di Natale, con cui la Regione modificava in senso peggiorativo le misure dedicate ai disabili gravissimi. Ora, con l’approvazione della mozione del Pd, la Giunta dovrà ripristinare almeno le condizioni precedenti.
La delibera contestata, approvata il 23 di dicembre, prendeva atto dell’aumento delle risorse stanziate dal Governo per le politiche regionali in favore dei disabili (da 71 a 91 milioni per il 2020), ma al contrario di quanto ci si aspetterebbe modificava in senso peggiorativo le misure dedicate ai disabili gravissimi (misura B1) a partire dal mese di febbraio 2020: veniva per la prima volta introdotta una soglia di reddito Isee di 50mila euro per la percezione del contributo (65mila in caso il beneficiario sia minorenne) e veniva abbassato il contributo minimo mensile da 600 a 400 euro. La quota aggiuntiva di 500 euro in caso di assunzione di un caregiver era invece vincolata ad un orario settimanale di servizio non inferiore alle 40 ore, con la conseguenza che chi ne aveva bisogno per un tempo più limitato non avrebbe avuto diritto a questa parte di contributo. Si consideri che il contributo complessivo era di 1100 euro a prescindere dalle ore di assistenza contrattate.

Crisi Pozzoli: Subito un’audizione urgente con sindacati e proprietà
Un’audizione urgente in IV Commissione Attività produttive con le organizzazioni sindacali, datoriali e la proprietà della Pozzoli Food Spa, che in provincia di Bergamo conta tre punti vendita a Boltiere, San Paolo d’Argon e Telgate, dopo la crisi che si è aperta nelle scorse settimane. La chiede il Gruppo regionale del Pd: “Crediamo che sia necessario convocare immediatamente le parti per capire quanto sia profonda la crisi aziendale, soprattutto in seguito alla richiesta dello scorso 31 dicembre di concordato preventivo con riserva al Tribunale di Monza, sezione fallimenti – dice il dem Jacopo Scandella –. Si rincorrono di ora in ora notizie di cessione dei punti vendita ad altri marchi. Vogliamo capire come stanno le cose”.
La vicenda riguarda 18 punti vendita, tutti in Lombardia, e vede il coinvolgimento di 185 dipendenti. “In particolare, ci sembra importante capire quale sarà il destino di questi lavoratori, se e quando verranno eventualmente attivati gli ammortizzatori sociali, che possibilità ci sono di essere ricollocati o assorbiti da altri marchi, appunto, e con quali garanzie. In sostanza, quale sarà il futuro dei dipendenti e delle loro famiglie, di fronte all’ennesima crisi di impresa che colpisce i nostri territori”, conclude Scandella.

Regione Lombardia taglia di un terzo i contributi ai disabili gravissimi. Faccia subito marcia indietro!
“La Regione non può fare economia sulla pelle dei disabili più gravi, deve ritirare e modificare la delibera del 23 dicembre scorso.”
Lo dichiara il consigliere regionale del Pd Jacopo Scandella che annuncia una mozione che sarà discussa in Aula nella seduta di martedì prossimo, 14 gennaio.
La delibera regionale contestata è la n. 2720, approvata l’antivigilia di Natale, con cui la Regione prende atto dell’aumento delle risorse stanziate dal Governo per le politiche regionali in favore dei disabili, ma al contrario di quanto ci si aspetterebbe modifica in senso peggiorativo le misure dedicate ai disabili gravissimi (misura B1) a partire dal mese di febbraio 2020: viene per la prima volta introdotta una soglia di reddito Isee di 50mila euro per la percezione del contributo (65mila in caso il beneficiario sia minorenne) e viene abbassato il contributo minimo mensile da 600 a 400 euro. La quota aggiuntiva di 500 euro in caso di assunzione di un caregiver è vincolata ad un orario settimanale di servizio non inferiore alle 40 ore, con la conseguenza che chi ne ha bisogno per un tempo più limitato non avrà diritto a questa parte di contributo e che, comunque, anche chi ne avrà diritto dovrà integrare in modo sostanziale per poter pagare stipendio e contributi al caregiver. Si consideri che il contributo complessivo era di 1100 euro a prescindere dalle ore di assistenza contrattate.
“È paradossale – aggiunge Scandella – che nel momento in cui le risorse statali vengono aumentate in modo consistente da questo governo, e che la Regione può aumentare da 70 a 91 milioni il proprio fondo a favore dei disabili, Lega e alleati decidano di risparmiare proprio sui più deboli e bisognosi. Spostano così tutto il peso ancora di più sulle famiglie che già hanno oneri di cura, economici e non, molto pesanti. La Regione ha compiuto una scelta del tutto sbagliata e le chiediamo di correggerla prima dell’entrata in vigore, prevista tra sole tre settimane.”

Regione Lombardia investa di più, servono più risorse per gli ospedali di San Giovanni Bianco e Piario
La Regione investa sugli ospedali di San Giovanni Bianco e di Piario. A chiederlo è il consigliere regionale del Pd Jacopo Scandella che con due emendamenti al bilancio regionale 2020-2022, in discussione a partire da domani, mette fila alcune specifiche necessità delle due strutture. Per San Giovanni Bianco l’esponente Pd chiede uno stanziamento di 50mila euro per l’acquisto di un ecografo, tre monitor multiparametrici e un elettrocardiografo. Per Piario, la richiesta è di 30mila euro per un ecografo per il reparto di radiologia e nuove lavaferri per le sale operatorie.
Sempre in tema di sanità, Scandella chiede la creazione di un Presidio sociosanitario territoriale per ogni ambito sanitario: Bergamo Est provincia, Valle Seriana e Valle di Scalve, Bassa Bergamasca, Dalmine, Isola Bergamasca, Valle Brembana e Valle Imagna e infine Bergamo città. Si tratta di Poliambulatori dedicati soprattutto alla cura dei pazienti cronici, che in questo modo non sarebbero costretti ad andare in ospedale ma potrebbero trovare in strutture adeguate, a breve distanza da casa, tutte le cure di cui necessitano.
“Noi crediamo che vada sostenuta la sanità territoriale – spiega Scandella – che è ciò che manca davvero alla sanità lombarda che ha grandi ospedali di qualità ma che nel tempo non ha investito, o ha disinvestito, sui servizi a portata del cittadino. È un problema maggiormente sentito nei territori di montagna, che vanno sostenuti concretamente e quelle che ho indicato sono esigenze specifiche, non particolarmente onerose, a cui la Regione deve dare una risposta.”

Qualità dell’aria, Scandella (PD): “La situazione è ancora critica, ma grazie al PD arrivano incentivi per l’acquisto di auto a basse emissioni”
“L’assessore Cattaneo in questi giorni ha fatto diverse dichiarazioni sostenendo che in Lombardia la qualità dell’aria, nel suo complesso, è migliorata. E’ vero, ma purtroppo non possiamo ancora dire di essere usciti dall’emergenza*. La situazione relativa all’inquinamento dell’aria nella nostra regione continua a rimanere critica, come riportano gli ultimi monitoraggi che testimoniano il persistente superamento dei limiti previsti dalle disposizioni in vigore. Qualcosa è stato fatto, ma non è ancora abbastanza”.
Lo dice il consigliere regionale del PD Jacopo Scandella che, in riferimento all’assestamento di bilancio votato in aula consiliare alla fine di luglio, spiega: “Come gruppo abbiamo formulato numerose proposte, anche immediatamente attuabili, tra cui la pubblicazione di un bando nel 2019 che prevedesse contributi ai privati per l’acquisto di auto a basse emissioni, con l’obiettivo di rafforzare gli incentivi introdotti a livello nazionale dalla legge di bilancio 2019”.
“Una buona notizia – dice Scandella – perché in questo modo la transizione ecologica diventa sempre più alla portata di tutti. Infatti, nella delibera XI/2090, approvata lo scorso 31 luglio, si prevedono contributi per incentivare la rottamazione dei veicoli inquinanti da sostituire con auto a basse emissioni. Per i veicoli a benzina fino a Euro2 e per i veicoli diesel fino a Euro 5, è previsto un incentivo che arriva fino a 8mila euro per l’acquisto di un’auto elettrica e scende a seconda delle emissioni della nuova auto. Si tratta di contributi cumulabili con quelli statali e per il 2019 sono stati stanziati 5 milioni di euro.”.

VOUCHER PER PAGARE LA BABYSITTER, IL CONSIGLIO REGIONALE APPROVA PROPOSTA DI SCANDELLA (PD)
Il Consiglio regionale ha approvato nei giorni scorsi la proposta del consigliere regionale del Pd Jacopo Scandella di studiare l’introduzione in Lombardia del Voucher Baby-sitting, un buono per le lavoratrici dipendenti pubbliche o private, comprese le imprenditrici e le lavoratrici autonome, che abbiano figli tra 0 e 2 anni. Alternativo alla misura “Nidi gratis”, permetterebbe alle donne che intendono rientrare al lavoro e possono farlo con modalità flessibili di ricevere un contributo per pagare una babysitter.
Scandella, che da tempo si sta occupando di tematiche relative alla natalità e al sostegno delle famiglie che intendono avere figli ma che incontrano difficoltà soprattutto economiche, ha presentato al bilancio un ordine del giorno che è stato approvato da tutta l’Aula.
“In Italia abbiamo un tasso di occupazione femminile, il 48,8%, che ci vede penultimi in Europa – spiega Scandella -. Molte sono le donne che dopo la prima o la seconda gravidanza rinunciano al lavoro, perché di fatto troppo spesso mancano le condizioni economiche e logistiche per conciliare impegno lavorativo e maternità. Non è necessario che sia così, perché in Nord Europa il tasso molto alto di occupazione femminile – Svezia 74,6%, Norvegia 71,9% – viaggia di pari passo con il tasso di natalità – Svezia 1,85 figli, Norvegia 1,72 – mentre in Italia siamo fermi ad una media di 1,35 figli. Il Governo Renzi aveva introdotto un Voucher Babysitter nazionale, che era stato utilizzato da 8.100 beneficiarie di cui una quota significativa in Lombardia, ma il Governo attuale non l’ha rifinanziato, anzi, ha anche tolto lo sgravio contributivo previsto per il datore di lavoro che promuoveva azioni di conciliazione tra lavoro e vita privata come il part-time e lo smart working, il lavoro da casa. La Regione Lombardia si è sempre limitata ad adottare misure complementari come Nidi gratis rispetto a quelle statali, senza considerare il reale impatto sulla condizione della donna lavoratrice e sul benessere familiare. Io sono convinto che le istituzioni debbano creare una rete di servizi e di agevolazioni che permettano di conciliare lavoro e maternità e in questa direzione va il voucher per la babysitter, perché l’asilo nido non c’è ovunque e non è sempre la risposta adatta alle esigenze della famiglia. Sono soddisfatto della risposta positiva dei colleghi, ora mi aspetto che si ragioni in tempi brevi di come attuarlo concretamente.”